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La figura del “profugo polacco” nella finzione italiana. Edmondo De Amicis e Edoardo Albinati in cerca di un mito moderno
The paper offers a contextual reflection on how the ‘Polish refugee’ figure is rendered in two
examples of 19 th - and 20 th -century Italian literature. The paper opens with a brief discussion of the
term ‘myth’ and its meanings in the age of Digital Humanities and proceeds to outline the literary and
non-literary sources of the European myth of Poles as victims of foreign violence. Having given some
attention to Edmondo de Amicis’s early poems addressing the 1863 uprising in Poland, the argument
then focuses on his short story ‘Profughi polacchi’ (1863) as establishing the pattern of representing
Polish emigrants in modern literature. Subsequently, the ways in which this narrative pattern changes
in Edoardo Albinati’s novel "Polacco lavatore di vetri" (1998) are analysed to show that the idealised
vision of the ‘refugee’ collapses. In conclusion, the dynamics of the presence and productivity of the
myth in literature and in journalism are emphasised, and the differences in the handling of the myth
in these two forms of writing are highlighted.
Diviso in sei parti, il saggio abbraccia il problema dell’immagine della Polonia e dei
polacchi nella produzione di due autori appartenenti a due momenti storici diversi: a quello del 1863
(Edmondo de Amicis) e a quello del 1989 (Edoardo Albinati). La ricerca tematologica si concentra
sulla figura del ‘profugo polacco’ e indaga sulla sua presenza nella letteratura italiana. Nel testo
vengono brevemente presentate le fonti letterarie ed extra-letterarie del mito europeo dei polacchi
come vittime della violenza straniera. Si analizzano, inoltre, alcuni concetti fondamentali della teoria
del mito antico e contemporaneo. In base a essi vengono interpretati motivi e tratti distintivi delle due
narrazioni per sottolineare la loro fonte comune, cioè quella del mito eroico, trattato con molta serietà
da De Amicis e contestato da Albinati, nel cui romanzo la visione idealizzata del “rifugiato” sembra
crollare senza perdere però il suo alone mitologico. Infine, l’accento viene posto alla produttività del
mito nella letteratura e nel giornalismo e alle loro differenze.