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Sullo sfondo del Futurismo: tempo e “malattia storica” di Friedrich Nietzsche e relativi esiti in Giovanni Papini
Within Futurism, a critical concept is formed of the past, of history in general, and of the way in which history is lived in the present, along with its harmful consequences, as it becomes an excuse to avoid progress by constantly looking back at the past. This is an idea that is exemplified well by Giovanni Papini in his Discorso di Roma. Contro Roma e contro Benedetto Croce. However, the past and history as “sickness” had already been analysed by Friedrich Nietzsche in On the Use and Abuse of History for Life. In the early years of the 20 th century, the German philosopher established his presence within Italian culture thanks to the authors of the literary journal Leonardo, and Papini in particular. These intellectuals not only wrote about Nietzsche in their magazine, but they also tried to make use of Nietzche’s thought.
From a Futurist perspective, the connection between the two authors has to do primarily with the criticism of history and the past. However, the Röcken-born philosopher focuses on both the abuse and use of the historical past, while Papini carries this idea to extremes by stressing only the abuse that comes from it, therefore condemning it tout court. By doing this, the Tuscan intellectual, shortly after adhering to Futurism, follows the guidelines imposed by the avant-garde movement and expresses the fiery magnitude of his thought, aimed at the destruction of the past in all its forms to make way for the long-denied future.
All’interno del Futurismo si sviluppa tutta una concezione critica del passato e della storia in genere e di come essa viene vissuta nel presente, i suoi effetti deleteri, il pretesto per non progredire mai guardandosi sempre alle spalle. Esemplare di questa concezione l’approccio di Giovanni Papini analizzato attraverso il suo Discorso di Roma. Contro Roma e contro Benedetto Croce. Il passato, la storia come “malattia” erano stati trattati precedentemente da Friedrich Nietzsche in Sull’utilità e il danno della storia per la vita. Agli albori del ’900, il filosofo tedesco si afferma nella cultura italiana grazie agli intellettuali “leonardiani”, in particolar modo Papini. Questi, oltre a parlarne sulle colonne della rivista, cercarono di far funzionare nelle proprie menti il pensiero di Nietzsche. In ottica futurista, il legame fra i due verte principalmente sulla critica della storia e del passato. Tuttavia, il filosofo di Rocken si sofferma sul danno e sull’utilità del passato storico, mentre Papini estremizza tale concezione, ponendo l’accento esclusivamente sui danni da essa prodotti, spendendosi nella sua condanna tout court. In questo modo, l’intellettuale toscano appena approdato al Futurismo, uniformemente alle linee guida dettate dall’avanguardia, sprigiona tutta la portata incendiaria del proprio pensiero volto alla distruzione del passato in ogni sua forma, per schiudere le porte al futuro da esso negato.